San Martino (affresco di Simone Martini)
Cadono le foglie ingiallite e arriva la festa
di San Martino.
Sabato 11 novembre si celebra la ricorrenza del santo
e si rievocano antiche tradizioni legate
soprattutto alla cultura contadina.
«A San Martino ogni mosto diventa vino»
è il proverbio che accompagna la degustazione
del vino novello
proprio in questa circostanza.
San Martino è legato anche alla Festa del Ringraziamento
al termine delle stagione agricola e nel passato
l’11 novembre era la data consueta per i traslochi e
il rinnovo dei contratti di affitto dei fondi rustici,
dei pascoli e dei boschi.
In molte località la festa di San Martino è caratterizzata da
sagre, fiere, mostre d’arte ...
convegni sul vino, incontri conviviali, spettacoli di canti popolari,
degustazioni abbinate a prodotti tipici, pranzi con i vignaioli,
passeggiate tra i filari dei vigneti.
Molte sono anche le “cantine aperte”,
che offrono squisito novello e prodotti tipici della stagione.
San Martino
e il vino sono stati cantati in molti componimenti poetici,
come la ben nota lirica di Giosuè Carducci
La nebbia a gl’irti colli…
La nebbia a gl’irti colli…
(in Vino Arte Poesia il testo è in
L’Ottocento tra Beaudelaire e
L’Ottocento tra Beaudelaire e
Pascoli, nella sezione Il vino nella poesia).
Ma anche Pablo Neruda, Gabriele D’Annunzio e,
nell’antichità, Virgilio e Orazio hanno parlato di
questo periodo legato al vino.
San Martino e il vino sono protagonisti anche di
molti proverbi e canti popolari.
Innumerevoli anche i detti legati al vino e tante le
raffigurazioni artistiche, come l’affresco con
San Martino di Simone Martini,
la raffigurazione sulla facciata del Duomo di Lucca,
L’investitura di San Martino nella
Basilica Inferiore di San Francesco ad Assisi,
San Martino e il mendicante di El Greco.
La storia di San Martino affonda le radici in
tempi lontani, fra storia e leggenda.
Nasce a Sabaria Sicca in Pannonia, l’attuale Ungheria,
nel 316 o nel 317.
Figlio di un ufficiale romano, passa l’infanzia ed è
educato a Pavia e a 15 anni si arruola nella guardia imperiale;
successivamente viene inviato in Gallia,
poi lascia l’esercito e si batte contro l’eresia ariana;
vive per alcuni anni come eremita,
diventa vescovo di Tours,
fonda uno dei primi monasteri dell’Occidente
e muore nel 397.
Da ragazzino ha contatti con i cristiani e,
senza che i genitori lo sappiano,
frequenta le riunioni dei fedeli e diventa catecumeno.
Giovane umile e generoso, la sua vita è legata ad alcune
radicate leggende, come quella di tenere puliti i calzari
di un suo attendente perché lo considera fratello e
quella di donare metà del suo mantello a un medicante vecchio
tremante per il freddo gelido.
Al gesto del generoso cavaliere segue immediatamente
un cambiamento atmosferico e torna un tiepido clima,
che si ripete quasi ogni anno,
ed è l’Estate di San Martino.
Si narra ancora che, la notte dopo il dono del mantello,
Martino ha un sogno in cui comprende che il povero era Gesù stesso.
Un altra leggenda è legata alle oche,
che fanno scoprire il nascondiglio di Martino che non vuole
diventare vescovo: perciò in diversi Paesi europei e
in Alto Adige c’è la tradizione di mangiare l’oca a San Martino.
Diffusa è anche la processione delle lanterne e la tradizione
di tenere accesa la lanterna fino a Natale.
Non mancano neanche dolci ispirati alla ricorrenza,
come il San Martino in pasta frolla a Venezia.