Visualizzazione post con etichetta storia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta storia. Mostra tutti i post

08 marzo 2024

8 marzo - FESTA DELLA DONNA

8 MARZO, 

FESTA DELLA DONNA ?

Le origini della festa dell'8 Marzo 
risalgono al lontano 1908, 
quando, pochi giorni prima di questa data,
 a New York, 
le operaie dell'industria tessile Cotton 
scioperarono per protestare contro 
le terribili condizioni 
in cui erano costrette a lavorare. 
Lo sciopero si protrasse per alcuni giorni,
finché l'8 marzo il proprietario 
Mr. Johnson, 
bloccò tutte le porte della fabbrica 
per impedire alle operaie di uscire.

Allo stabilimento venne appiccato il fuoco 
e le 129 operaie prigioniere
 all'interno morirono arse dalle fiamme. 

Successivamente questa data venne proposta come 
giornata di lotta internazionale, 
a favore delle donne, 
da Rosa Luxemburg, 
proprio in ricordo della tragedia.
 
Questo triste accadimento, 
 ha dato il via negli anni immediatamente successivi 
ad una serie di celebrazioni che i primi tempi 
erano circoscritte agli Stati Uniti 
e avevano come unico scopo il ricordo 
della orribile fine fatta dalle operaie 
morte nel rogo della fabbrica.
Successivamente, 
con il diffondersi e il moltiplicarsi delle iniziative, 
che vedevano come protagonistele 
rivendicazioni femminili in merito al lavoro 
e alla condizione sociale, 
la data dell'8 marzo assunse un'importanza mondiale, 
diventando, grazie alle associazioni femministe, 
il simbolo delle vessazioni che la donna ha dovuto subire nel corso dei secoli,
ma anche il punto di partenza per il proprio riscatto.
Ai giorni nostri la festa della donna è molto attesa, 
le associazioni di donne organizzano manifestazioni e convegni sull'argomento, 
cercando di sensibilizzare l'opinione pubblica 
sui problemi che pesano ancora oggi 
sulla condizione della donna, 
ma è attesa anche dai fiorai che in quel giorno vendono 
una grande quantità di mazzettini di mimose, 
divenute il simbolo di questa giornata,  a prezzi esorbitanti,
e dai ristoratori che vedranno i loro locali affollati, 
magari non sanno cosa è accaduto l'8 marzo del 1908, 
ma sanno benissimo che il loro volume di affari 
trarrà innegabile vantaggio dai festeggiamenti della ricorrenza. 
Nel corso degli anni, quindi, 
sebbene non si manchi di festeggiare queste data,
è andato in massima parte perduto il vero significato della festa della donna, 
perché la grande maggioranza delle donne 
approfitta di questa giornata per uscire da sola 
o con le amiche per concedersi una serata diversa,
magari all'insegna della "trasgressione",
che può assumere la forma di uno spettacolo di spogliarello maschile,
come possiamo leggere sui giornali, 
che danno grande rilevanza alla cosa, 
riproponendo per una volta i ruoli invertiti. 
 

05 febbraio 2024

Vittime delle foibe: il 10 febbraio l’Italia celebra il Giorno del Ricordo


 








Nella ricorrenza, 
con l’obiettivo di conservare la memoria 
di quelle vicende, 
vengono organizzati convegni,
incontri,  dibattiti 
e iniziative rivolte soprattutto ai giovani.

Le chiamano ‘foibe’, sono cavità carsiche dell’Istria, voragini a strapiombo di origine naturale.
Lì, alla fine della seconda guerra mondiale, furono gettati, anche vivi, migliaia di soldati e di civili. L’ondata di cieca violenza e di esecuzioni sommarie, che coinvolse partigiani, tedeschi, fascisti e l’esercito di Tito, durò fino al 1947.


Quando vennero definiti i confini, e l’Istria e la Dalmazia sono state cedute alla Jugoslavia,
migliaia di istriani, fiumani e dalmati furono costretti all’esodo dalle loro terre.
Per conservare la memoria delle vittime delle foibe e della tragedia vissuta dagli esuli,
la Repubblica italiana ha istituito nel 2005 il Giorno del Ricordo, una solennità civile che viene celebrata il 10 febbraio di ogni anno.
In occasione della ricorrenza vengono organizzati convegni, incontri, dibattiti e iniziative rivolte soprattutto ai giovani studenti.

La legge n. 92 del 30 marzo 2004, che ha istituito la ricorrenza civile, ha decretato anche la nascita
del Museo della civiltà istriano-fiumano-dalmata, con sede a Trieste, e l’Archivio museo storico di Fiume, con sede a Roma.
Inoltre, sono previste iniziative per la valorizzazione del patrimonio culturale, storico, letterario e artistico e per preservare le tradizioni delle comunità istriano-dalmate.
Durante le celebrazioni vengono consegnate, ai discendenti delle vittime che ne fanno richiesta, un’insegna metallica in acciaio brunito e smalto che reca la scritta ‘La Repubblica italiana ricorda’ e un diploma a titolo onorifico a firma del Presidente della Repubblica. Per la concessione di tale riconoscimento è stata istituita una commissione, presieduta dal presidente del Consiglio dei ministri o da persona da lui delegata, che ha il compito di esaminare le domande.
Fonte: Ministero dell’Interno

La legge istitutiva del Giorno del Ricordo

Legge 30 marzo 2004, n.92

Istituzione del Giorno del Ricordo in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale e concessione di un riconoscimento ai coniugi degli infoibati

Art. 1.
1. La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale «Giorno del ricordo» al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.
2. Nella giornata di cui al comma 1 sono previste iniziative per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado. È altresì favorita, da parte di istituzioni ed enti, la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende. Tali iniziative sono, inoltre, volte a valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico degli italiani dell’Istria, di Fiume e delle coste dalmate, in particolare ponendo in rilievo il contributo degli stessi, negli anni trascorsi e negli anni presenti, allo sviluppo sociale e culturale del territorio della costa nord-orientale adriatica ed altresì a preservare le tradizioni delle comunità istriano-dalmate residenti nel territorio nazionale e all’estero.
3. Il «Giorno del ricordo» di cui al comma 1 è considerato solennità civile ai sensi dell’articolo 3 della legge 27 maggio 1949, n. 260. Esso non determina riduzioni dell’orario di lavoro degli uffici pubblici né, qualora cada in giorni feriali, costituisce giorno di vacanza o comporta riduzione di orario per le scuole di ogni ordine e grado, ai sensi degli articoli 2 e 3 della legge 5 marzo 1977, n. 54.
4. Dall’attuazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

Art. 2.
1. Sono riconosciuti il Museo della civiltà istriano-fiumano-dalmata, con sede a Trieste, e l’Archivio museo storico di Fiume, con sede a Roma. A tale fine, è concesso un finanziamento di 100.000 euro annui a decorrere dall’anno 2004 all’Istituto regionale per la cultura istriano-fiumano-dalmata (IRCI), e di 100.000 euro annui a decorrere dall’anno 2004 alla Società di studi fiumani.
2. All’onere derivante dall’attuazione del presente articolo, pari a 200.000 euro annui a decorrere dall’anno 2004, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2004-2006, nell’ambito dell’unità previsionale di base di parte corrente «Fondo speciale» dello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno 2004, allo scopo parzialmente utilizzando l’accantonamento relativo al medesimo Ministero.
3. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

Art. 3.
1. Al coniuge superstite, ai figli, ai nipoti e, in loro mancanza, ai congiunti fino al sesto grado di coloro che, dall’8 settembre 1943 al 10 febbraio 1947 in Istria, in Dalmazia o nelle province dell’attuale confine orientale, sono stati soppressi e infoibati, nonché ai soggetti di cui al comma 2, è concessa, a domanda e a titolo onorifico senza assegni, una apposita insegna metallica con relativo diploma nei limiti dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 7, comma 1.
2. Agli infoibati sono assimilati, a tutti gli effetti, gli scomparsi e quanti, nello stesso periodo e nelle stesse zone, sono stati soppressi mediante annegamento, fucilazione, massacro, attentato, in qualsiasi modo perpetrati. Il riconoscimento può essere concesso anche ai congiunti dei cittadini italiani che persero la vita dopo il 10 febbraio 1947, ed entro l’anno 1950, qualora la morte sia sopravvenuta in conseguenza di torture, deportazione e prigionia, escludendo quelli che sono morti in combattimento.
3. Sono esclusi dal riconoscimento coloro che sono stati soppressi nei modi e nelle zone di cui ai commi 1 e 2 mentre facevano volontariamente parte di formazioni non a servizio dell’Italia.

Art. 4.
1. Le domande, su carta libera, dirette alla Presidenza del Consiglio dei ministri, devono essere corredate da una dichiarazione sostitutiva di atto notorio con la descrizione del fatto, della località, della data in cui si sa o si ritiene sia avvenuta la soppressione o la scomparsa del congiunto, allegando ogni documento possibile, eventuali testimonianze, nonché riferimenti a studi, pubblicazioni e memorie sui fatti.
2. Le domande devono essere presentate entro il termine di dieci anni dalla data di entrata in vigore della presente legge. Dopo il completamento dei lavori della commissione di cui all’articolo 5, tutta la documentazione raccolta viene devoluta all’Archivio centrale dello Stato.

Art. 5.
1. Presso la Presidenza del Consiglio dei ministri è costituita una commissione di dieci membri, presieduta dal Presidente del Consiglio dei ministri o da persona da lui delegata, e composta dai capi servizio degli uffici storici degli stati maggiori dell’Esercito, della Marina, dell’Aeronautica e dell’Arma dei Carabinieri, da due rappresentanti del comitato per le onoranze ai caduti delle foibe, da un esperto designato dall’Istituto regionale per la cultura istriano-fiumano-dalmata di Trieste, da un esperto designato dalla Federazione delle associazioni degli esuli dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia, nonché da un funzionario del Ministero dell’interno. La partecipazione ai lavori della commissione avviene a titolo gratuito. La commissione esclude dal riconoscimento i congiunti delle vittime perite ai sensi dell’articolo 3 per le quali sia accertato, con sentenza, il compimento di delitti efferati contro la persona.
2. La commissione, nell’esame delle domande, può avvalersi delle testimonianze, scritte e orali, dei superstiti e dell’opera e del parere consultivo di esperti e studiosi, anche segnalati dalle associazioni degli esuli istriani, giuliani e dalmati, o scelti anche tra autori di pubblicazioni scientifiche sull’argomento.

Art. 6.
1. L’insegna metallica e il diploma a firma del Presidente della Repubblica sono consegnati annualmente con cerimonia collettiva.
2. La commissione di cui all’articolo 5 è insediata entro due mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge e procede immediatamente alla determinazione delle caratteristiche dell’insegna metallica in acciaio brunito e smalto, con la scritta «La Repubblica italiana ricorda», nonché del diploma.
3. Al personale di segreteria della commissione provvede la Presidenza del Consiglio dei ministri.

Art. 7.
1. Per l’attuazione dell’articolo 3, comma 1, è autorizzata la spesa di 172.508 euro per l’anno 2004. Al relativo onere si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2004-2006, nell’ambito dell’unità previsionale di base di parte corrente «Fondo speciale» dello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno 2004, allo scopo parzialmente utilizzando l’accantonamento relativo al medesimo Ministero.
2. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
3. Dall’attuazione degli articoli 4, 5 e 6 non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

10 novembre 2023

"San Martino" ...fra tradizioni e il mosto che diventa vino...


San Martino (affresco di Simone Martini)

Cadono le foglie ingiallite e arriva la festa 
di San Martino.

  Sabato 11 novembre si celebra la ricorrenza del santo
 e si rievocano antiche tradizioni legate 
soprattutto alla cultura contadina. 

«A San Martino ogni mosto diventa vino» 
è il proverbio che accompagna la degustazione 
del vino novello 
proprio in questa circostanza. 
San Martino è legato anche alla Festa del Ringraziamento 
al termine delle stagione agricola e nel passato
 l’11 novembre era la data consueta per i traslochi e 
il rinnovo dei contratti di affitto dei fondi rustici, 
dei pascoli e dei boschi. 

In molte località la festa di San Martino è caratterizzata da
 sagre,  fiere, mostre d’arte ...
convegni sul vino, incontri conviviali, spettacoli di canti popolari, 
degustazioni abbinate a prodotti tipici, pranzi con i vignaioli,
 passeggiate tra i filari dei vigneti.
 Molte sono anche le “cantine aperte”,
 che offrono squisito novello e prodotti tipici della stagione. 

San Martino 
e il vino sono stati cantati in molti componimenti poetici,
 come la ben nota lirica di Giosuè Carducci  
La nebbia a gl’irti colli… 
(in Vino Arte Poesia il testo è in
 L’Ottocento tra Beaudelaire e 
Pascoli, nella sezione Il vino nella poesia). 

Ma anche Pablo Neruda, Gabriele D’Annunzio e,
 nell’antichità, Virgilio e Orazio hanno parlato di 
questo periodo legato al vino.

 San Martino e il vino sono protagonisti anche di 
molti proverbi e canti popolari. 
Innumerevoli anche i detti legati al vino e tante le 
raffigurazioni artistiche, come l’affresco con 
San Martino di Simone Martini,
 la raffigurazione sulla facciata del Duomo di Lucca,
 L’investitura di San Martino nella 
Basilica Inferiore di San Francesco ad Assisi,
 San Martino e il mendicante di El Greco. 

La storia di San Martino affonda le radici in 
tempi lontani, fra storia e leggenda. 

Nasce a Sabaria Sicca in Pannonia, l’attuale Ungheria,
 nel 316 o nel 317. 
Figlio di un ufficiale romano, passa l’infanzia ed è
 educato a Pavia e a 15 anni si arruola nella guardia imperiale;
 successivamente viene inviato in Gallia,
 poi lascia l’esercito e si batte contro l’eresia ariana;
 vive per alcuni anni come eremita,
 diventa vescovo di Tours,
 fonda uno dei primi monasteri dell’Occidente 
e muore nel 397.

Da ragazzino ha contatti con i cristiani e, 
senza che i genitori lo sappiano, 
frequenta le riunioni dei fedeli e diventa catecumeno. 
Giovane umile e generoso, la sua vita è legata ad alcune
 radicate leggende, come quella di tenere puliti i calzari
 di un suo attendente perché lo considera fratello e
 quella di donare metà del suo mantello a un medicante vecchio
 tremante per il freddo gelido.
 Al gesto del generoso cavaliere segue immediatamente 
un cambiamento atmosferico e torna un tiepido clima,
 che si ripete quasi ogni anno, 
ed è l’Estate di San Martino. 
Si narra ancora che, la notte dopo il dono del mantello,
 Martino ha un sogno in cui comprende che il povero era Gesù stesso.
 Un altra leggenda è legata alle oche,
 che fanno scoprire il nascondiglio di Martino che non vuole
 diventare vescovo: perciò in diversi Paesi europei e
 in Alto Adige c’è la tradizione di mangiare l’oca a San Martino. 
Diffusa è anche la processione delle lanterne e la tradizione
 di tenere accesa la lanterna fino a Natale. 
Non mancano neanche dolci ispirati alla ricorrenza,
 come il San Martino in pasta frolla a Venezia. 



27 aprile 2023

1° Maggio 2023




Origini del Primo maggio

Il 1° maggio nasce il 20 luglio 1889, a Parigi. 
A lanciare l'idea è il congresso della
Seconda Internazionale, 
riunito in quei giorni nella capitale francese:
"Una grande manifestazione sarà organizzata 

per una data stabilita, in modo che simultaneamente
 in tutti i paesi e in tutte le città,
 nello stesso giorno, 
i lavoratori chiederanno alle pubbliche autorità 
di ridurre per legge la giornata lavorativa
 a otto ore e di mandare ad effetto
 le altre risoluzioni del 
Congresso di Parigi".

Poi, quando si passa a decidere sulla data,
 la scelta cade sul 1 maggio.
 Una scelta simbolica: tre anni prima infatti,
 il 1 maggio 1886, 
una grande manifestazione operaia 
svoltasi a Chicago,
 era stata repressa nel sangue.
 
Man mano che ci si avvicina al 1 maggio 1890

 le organizzazioni dei lavoratori intensificano
 l'opera di sensibilizzazione sul significato di quell'appuntamento.
 
"Lavoratori - si legge in un volantino diffuso a

 Napoli il 20 aprile 1890 - 
ricordatevi il 1 maggio di far festa.

 In quel giorno gli operai di tutto il mondo, 
coscienti dei loro diritti,
 lasceranno il lavoro per provare ai padroni che,
 malgrado la distanza e la differenza di 
nazionalità, di razza e di linguaggio,
 i proletari sono tutti concordi nel voler
 migliorare la propria sorte e
 conquistare di fronte agli oziosi il posto
 che è dovuto a chi lavora.

 Viva la rivoluzione sociale! 

Viva l'Internazionale!".

Monta intanto un clima di tensione, 

alimentato da voci allarmistiche:
 la stampa conservatrice interpreta le
 paure della borghesia,
 consiglia a tutti di starsene tappati in casa,
 di fare provviste,
 perché non si sa quali gravi sconvolgimenti
 potranno accadere.
 
Da parte loro i governi, più o meno liberali o

 autoritari, allertano gli apparati repressivi.

In Italia il governo di Francesco Crispi

 usa la mano pesante,
 attuando drastiche misure di prevenzione e
 vietando qualsiasi manifestazione pubblica
 sia per la giornata del 1 maggio che per
 la domenica successiva,
 4 maggio.
 
In diverse località, per incoraggiare la

 partecipazione del maggior numero di lavoratori,
 si è infatti deciso di far slittare
 la manifestazione alla giornata festiva.
 
Del resto si tratta di una scommessa 

dall'esito quanto mai incerto:
 la mancanza di un unico centro coordinatore
 a livello nazionale 
- il Partito socialista e la Confederazione generale
 del lavoro sono di là da venire -
 rappresenta un grave handicap dal punto di vista organizzativo. 
Non si sa poi in che misura i lavoratori
 saranno disposti a scendere in piazza
 per rivendicare un obiettivo,
 quello delle otto ore,
 considerato prematuro da gran parte
 dei dirigenti del movimento
 operaio italiano o
 per testimoniare semplicemente 
una solidarietà internazionale di classe.
Proprio per questo la riuscita del 1 maggio 1890

 costituisce una felice sorpresa,
 un salto di qualità del movimento dei lavoratori,
che per la prima volta dà vita ad una 
mobilitazione su scala nazionale,
 per di più collegata ad un'iniziativa di
 carattere internazionale.
 
In numerosi centri, grandi e piccoli,

 si svolgono manifestazioni, 
che fanno registrare quasi ovunque
 una vasta partecipazione di lavoratori.

 Un episodio significativo accade a Voghera, 
dove gli operai, costretti a recarsi al lavoro,
 ci vanno vestiti a festa.

"La manifestazione del 1 maggio 

- commenta a caldo Antonio Labriola -
 ha in ogni caso superato di molto tutte
 le speranze riposte in essa 
da socialisti e da operai progrediti.
 Ancora pochi giorni innanzi,
 la opinione di molti socialisti,
 che operano con la parola e con lo scritto,
 era alquanto pessimista".
Anche negli altri paesi il 1 maggio ha un'ottima riuscita:
"Il proletariato d'Europa e d'America 

- afferma compiaciuto Fiedrich Engels -
 passa in rivista le sue forze mobilitate
 per la prima volta come un solo esercito.
 E lo spettacolo di questa giornata aprirà 
gli occhi ai capitalisti".
Visto il successo di quella che avrebbe 

dovuto essere una rappresentazione unica,
 viene deciso di replicarla per l'anno successivo. 
Il 1 maggio 1891 conferma

 la straordinaria presa di 
quell'appuntamento e induce la 
Seconda Internazionale 
a rendere permanente quella che,
 da lì in avanti, dovrà essere la 
"festa dei lavoratori di tutti i paesi".


Tra Ottocento e Novecento
Inizia così la tradizione del 1 maggio, un appuntamento al quale il movimento dei lavoratori si prepara con sempre minore improvvisazione e maggiore consapevolezza. L'obiettivo originario delle otto ore viene messo da parte e lascia il posto ad altre rivendicazioni politiche e sociali considerate più impellenti. La protesta per le condizioni di miseria delle masse lavoratrici anima le manifestazioni di fine Ottocento.

Il 1 maggio 1898 coincide con la fase più acuta dei "moti per il pane", che investono tutta Italia e hanno il loro tragico epilogo a Milano. Nei primi anni del Novecento il 1 maggio si caratterizza anche per la rivendicazione del suffraggio universale e poi per la protesta contro l'impresa libica e contro la partecipazione dell'Italia alla guerra mondiale.

Si discute intanto sul significato di questa ricorrenza: giorno di festa, di svago e di divertimento oppure di mobilitazione e di lotta ?

Un binomio, questo di festa e lotta, che accompagna la celebrazione del 1 maggio nella sua evoluzione più che secolare, dividendo i fautori dell'una e dell'altra caratterizzazione.

Qualcuno ha inteso conciliare gli opposti, definendola una "festa ribelle", ma nei fatti il 1 maggio è l'una e l'altra cosa insieme, a seconda delle circostanze più lotta o più festa.

Il 1 maggio 1919 i metallurgici e altre categorie di lavoratori possono festeggiare il conseguimento dell'obiettivo originario della ricorrenza: le otto ore.



Il ventennio fascista
Nel volgere di due anni però la situazione muta radicalmente: Mussolini arriva al potere e proibisce la celebrazione del 1 maggio.

Durante il fascismo la festa del lavoro viene spostata al 21 aprile, giorno del cosiddetto Natale di Roma; così snaturata, essa non dice più niente ai lavoratori, mentre il 1 maggio assume una connotazione quanto mai "sovversiva", divenendo occasione per esprimere in forme diverse - dal garofano rosso all'occhiello alle scritte sui muri, dalla diffusione di volantini alle bevute in osteria - l'opposizione al regime.

 
Dal dopoguerra a oggi
All'indomani della Liberazione, il 1 maggio 1945, partigiani e lavoratori, anziani militanti e giovani che non hanno memoria della festa del lavoro, si ritrovano insieme nelle piazze d'Italia in un clima di entusiasmo. 

Appena due anni dopo il 1 maggio è segnato dalla strage di Portella della Ginestra, dove gli uomini del bandito Giuliano fanno fuoco contro i lavoratori che assistono al comizio. 

Nel 1948 le piazze diventano lo scenario della profonda spaccatura che, di lì a poco, porterà alla scissione sindacale. Bisognerà attendere il 1970 per vedere di nuovo i lavoratori di ogni tendenza politica celebrare uniti la loro festa.

Le trasformazioni sociali, il mutamento delle abitudini ed anche il fatto che al movimento dei lavoratori si offrono altre occasioni per far sentire la propria presenza, hanno portato al progressivo abbandono delle tradizionali forme di celebrazione del 1 maggio. 

Oggi un'unica grande manifestazione unitaria esaurisce il momento politico, mentre il concerto rock che da qualche anno Cgil, Cisl e Uil organizzano per i giovani sembra aderire perfettamente allo spirito del 1 maggio, come lo aveva colto nel lontano 1903 Ettore Ciccotti: 
"Un giorno di riposo diventa naturalmente un giorno di festa, l'interruzione volontaria del lavoro cerca la sua corrispondenza in una festa de'sensi; e un'accolta di gente, chiamata ad acquistare la coscienza delle proprie forze, a gioire delle prospettive dell'avvenire, naturalmente è portata a quell'esuberanza di sentimento e a quel bisogno di gioire, che è causa ed effetto al tempo stesso di una festa".



fonte: Cgil di Roma e del Lazio - Archivio Storico  "Manuela Mezzelani"

13 agosto 2022

27 luglio 2022

"La Croce e la Luna" gli eserciti di Dio - foto video archivio anno 2015

  Sabato 22 Agosto alle ore 21,00
 presso l'Istituto dei Padri Rogazionisti
 (campo del Torneo)

Prenotazioni posti per lo spettacolo
 "La Croce e la Luna: gli eserciti di Dio"
 di sabato 22 agosto ancora disponibili fino alle ore 22.00
 di giovedì 20 agosto. 
Ricordiamo che l'ingresso è gratuito, 
e il servizio di prenotazione del posto si esercita presentando
 il gadget (braccialetto) "Milites Friderici Il",
 consegnato al momento della prenotazione,
 all'ingresso del campo ENTRO le ore 20.30.
 Per chi volesse prenotare i restanti posti contattare
 i seguenti numeri: 3384522588; 3334259367.
https://www.facebook.com/hashtag/militessummer2015?source=feed_text&story_id=1015759038448054



i presenti videoclip sono del 
Sig. Cav. Franco Arpa 
titolare del blog: 

https://www.facebook.com/pages/OriaOggi/49448649706?fref=ts

25 marzo 2022

Torna l'ora legale


L'ora solare attualmente in vigore sta per dare il cambio all'ora legale.

Nella notte tra sabato 26 e domenica 27 marzo saluteremo l'orario invernale
 per accogliere l'orario estivo e toccherà spostare le lancette
 dell'orologio un'ora avanti.

E se la sera farà buio più tardi, purtroppo il cambio orario 
ci farà perdere un'ora di sonno. 
Il rischio, soprattutto per i soggetti più sensibili, è di risentire degli
 effetti negativi dell'ora legale un po' come nel jet lag,
 con la comparsa di mal di testa, insonnia e stanchezza. 
Ecco perché è bene farsi trovare pronti e adottare i rimedi utili
 per non avvertire le “controindicazioni” 
del cambio ora solare-legale 
sulle abitudini sonno-veglia.

Dopo i primi giorni di scombussolamento, cominceremo 
ad avvertire i benefici dell'ora legale:
 forse non tutti sanno che è stata introdotta per risparmiare 
sui consumi elettrici visto che le giornate in primavera 
si allungano e il sole tramonta un'ora dopo.
 Insomma: dal 25 marzo dormiremo di meno 
ma godremo di più luce solare. 

 Gli esperti raccomandano di non ricorrere a sonniferi 
per risolvere la situazione, ma a soluzioni più soft e altrettanto efficaci.
 Prima di dormire si consiglia di bere una tisana rilassante,
 di leggere un buon libro o di provare con esercizi di respirazione.
 È opportuno praticare attività fisica e aerobica (ma non prima di andare a letto)
 e provare ad andare a dormire un po' prima del solito.
 Per contrastare gli effetti collaterali del cambio orario è bene evitare
 di bere caffè o tè verso sera e di abbuffarsi a cena 
con cibi grassi o troppo conditi.

Perché esiste l'ora legale?
Oggi noi diamo per scontato il cambio orario,
ma tutti sappiamo davvero perché è stato introdotto
  il passaggio da ora solare a legale e viceversa?

L'ora legale non esiste ovunque nel mondo: in Ital
ia e in alcuni paesi dell'Unione europea, come ad esempio in Svizzera,
 l'ora legale inizia l'ultima domenica di marzo e
 termina l'ultima domenica del mese di ottobre.
Le origini dell'ora legale risalgono al 1784, quando Benjamin Franklin 
  pubblicò sul quotidiano Journal de Paris una tesi fondata 
sul risparmio energetico che poi fu ripresa un secolo 
dopo da William Willet, un costruttore inglese.
 Visto che la 1° guerra mondiale aveva impoverito il popolo,
 l'introduzione dell'ora legale per risparmiare sul consumo energetico
 trovò ampio consenso. 
Ecco che nel 1916 fu approvato il cambio ora legale.
 Anche in Italia l'ora legale nasce come misura di guerra,
 ma negli anni a venire viene abolita e reintrodotta 
diverse volte, fino a che non diventa obbligatoria per legge nel 1965.
 Inizialmente durava solo 4 mesi, dal 1996 è così 
come la conosciamo oggi (fine marzo-fine ottobre).
A febbraio 2018 alcuni eurodeputati dei Paesi dell'est e nordici,
 Finlandia in primis, hanno proposto
ma la richiesta è stata respinta dal Parlamento UE. 

02 gennaio 2020

'MONTERUGA' frammenti di storia








"Il minuscolo borgo di Monteruga
 sorge durante il ventennio fascista e, 
con le sue case, la scuola e la chiesa,
è solo un puntino nelle campagne di Veglie (Le),
che volgono dolcemente verso il Mar Jonio.

Post più visitati

La Cripta di Crisante e Daria

Presentazione Storico/Culturale del Castello d'Oria

Bar Carone - La SCARPETTA

"Lu Picurieddu ti Pasca"

i Miei Pensieri...

Fotografare era la mia passione: mi consideravo soddisfatto solo quando riuscivo a far "parlare" la fotografia.

Dedicavo gran parte del mio tempo a realizzare scatti, sempre con l'intento di cogliere l'attimo negli eventi, nelle cose e nelle manifestazioni più varie della natura.

Amo la spontaneità e mi affido all'intuizione.

I risultati migliori infatti li ottenevo quando fotografo all'insaputa del soggetto, e la foto è pura espressività.

Infine, penso alla fotografia come ad un'arte che matura e si evolve attraverso la passione, l'impegno e a una continua ricerca.

La fotografia è anche, un dettaglio della Vita, poter rivivere con serenità i ricordi di un momento particolare.

In queste pagine sono lieto nel proporvi alcuni scatti fotografici dove la naturalezza della scena evidenzia particolari in grado di rendere bella una foto e addolcire la scena fotografata.


Non mi è stato possibile chiedere a tutte le persone, le cui foto sono presenti in questo sito, se gradivano o meno questo inserimento; qualora qualcuna si ritenga offesa o infastidita da ciò, non ha che da telefonarmi o inviarmi e-mail all'indirizzo sotto pagina indicato ed io provvederò a togliere la o le foto indicatemi !

Ricordo a tutti, in ogni caso,

'che questo sito non è a fine di lucro'

ma soltanto una grande soddisfazione personale.

-.-