...Si narra che in una città chiamata Selem, in Libia,
vi era un grande stagno, tale da poter nascondere un drago, che,
avvicinandosi alla città, uccideva con il fiato tutte le persone che
incontrava.
Gli abitanti gli offrivano per placarlo due pecore al
giorno,
ma quando queste cominciarono a scarseggiare furono costretti a
offrirgli
una pecora e un giovane tirato a sorte.
Questi terrorizzato offrì il suo patrimonio a metà del regno,
ma la
popolazione si ribellò, avendo visto morire tanti suoi figli.
Dopo otto
giorni di tentativi, il re alla fine dovette cedere e la giovane
si
avviò verso lo stagno per essere offerta al drago.
In quel momento passò di lì il giovane cavaliere Giorgio,
il quale,
saputo dell'imminente sacrificio,
tranquillizzò la principessa,
promettendole il suo intervento per
evitarle la brutale morte.
Quando il
drago uscì dalle acque, sprizzando fuoco e fumo dalle narici,
Giorgio
non si spaventò e lo trafisse con la sua lancia,
ferendolo e facendolo
cadere a terra.
Poi disse alla principessa Silene di non aver timore e di avvolgere
la
sua cintura al collo del drago;
il quale prese a seguirla docilmente
come un cagnolino, verso la città.
Gli abitanti erano atterriti nel
vedere il drago avvicinarsi,
ma Giorgio li tranquillizzò dicendo loro di
non aver timore poiché
«Iddio mi ha mandato a voi per liberarvi dal
drago:
se abbraccerete la fede in Cristo,
riceverete il battesimo e io
ucciderò il mostro».
Allora il re e la popolazione si convertirono e il cavaliere uccise il
drago
e lo fece portare fuori dalla città trascinato da quattro paia di
buoi.
(racconto tratto da Wikipedia)
CURIOSITA'...
La locandina dell'evento, divenuta ormai un cult da collezione, quest'anno rappresenta un dipinto a tempera su tavola attribuito a Antonio Cicognara, databile alla fine del XV secolo e conservato nella Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia.
La grande tavola proviene dalla chiesa di San Giorgio e, di conseguenza, la commissione è da attribuire ai francescani che gestivano all'epoca il monastero annesso.
Con la soppressione degli ordini religiosi e dei centri di culto operata
dalla Repubblica bresciana nel
1797, la chiesa viene spogliata di ogni bene artistico,
che viene
disperso rimanendo fortunatamente all'interno del contesto cittadino.
La
maggior parte dei dipinti si trova oggi nel Museo Diocesano,
mentre questo San Giorgio pervenne alla
Pinacoteca Tosio Martinengo già nell'Ottocento.
Il dipinto raffigura san Giorgio nell'atto di trafiggere il drago
e
salvare la principessa, che è rappresentata a destra.
L'episodio, molto
caro all'iconografia medioevale,
è trattato in modo canonico e si
svolge in una radura al centro
di un grande prato fiorito.
Sullo sfondo a
destra si vede una città dalle grandi costruzioni,
mentre a sinistra è
raffigurato un grande castello fortificato.
Ancor più lontano, accanto
alla testa di san Giorgio,
si scorge un'alta montagna a sua volta
sormontata da un castello.
La
superficie pittorica è variegata da numerosi inserti in rilievo
in
pastiglia dorata e argentata che interessano tutti i finimenti del
cavallo,
l'armatura di san Giorgio, la sua aureola e la lancia.
La tavola rappresenta la migliore manifestazione in assoluto,
in ambito bresciano, del clima di transizione tra
il gotico internazionale e l'arte rinascimentalecaratterizzante
il mondo artistico locale alla fine del Quattrocento,
espresso
accostando le due correnti con grande sensibilità
critica e aristocrazia
formale.
Il dipinto ha sempre mostrato grandi difficoltà attributive,
potendovi riscontrare echi dall'arte di Pisanello,
di Francesco Squarcione e
dalla scuola cremonese e ferrarese.
La chiara evidenza di questi
ultimi, però,
consentono di trovare una accettabile proposta attributiva
in Antonio Cicognara o in un maestro a lui affine.
La
tavola ostenta un vero microcosmo di miniature,
preziosismi e ricami
raffinatissimi che si accompagnano
agli elementi in rilievo, anch'essi
trattati con cura da oreficeria.
Il rapporto con la realtà è tangibile,
ma molto aristocratico,
sostenuto tuttavia da dosaggi spaziali e
luministici
tradotti direttamente dalla nuova arte rinascimentale.
Sebbene
non sia possibile ottenere dei riscontri,
è inverosimile che il pittore
della tavola non si sia affidato
anche al più prestigioso modello
locale sul tema,
vale a dire il grande San Giorgio e la
principessa
eseguito da Gentile da Fabriano tra il 1414 e il 1419 per
la cappella di San Giorgio nel Broletto di
Brescia
nel contesto di un più ampio ciclo decorativo,
quasi
completamente perduto.
È noto che il dipinto di Gentile fu condotto con
elementi che sembrano ispirare direttamente
l'esecutore
del San Giorgio in questione nella
realizzazione dei finissimi rilievi
in pastiglia.
Altri
possibili autori della tavola,
i cui nomi sono stati avanzati da un
gran numero di studi critici
tra Ottocento e Novecento,
e Giovanni da Marone, ma per nessuno è possibile stabilire
dei chiari riscontri stilistici.
dal sito internet
Nessun commento:
Posta un commento