Papa Caio (divenuto Santo - archivio Vaticano) III Sec. d.C.
- Fra le leggende relative alla fondazione di Roma, non è da escludere quanto è detto da molti,
e cioè che alcune Tribù Etrusche, provenienti dalle numerose località dei dintorni da essi abitate, si trasferirono nei pressi del luogo dove il Tevere era più facilmente guadabile: la Valle Murcia la quale si estendeva ai piedi del Palatino, colle sul quale sorse la Roma Quadrata, attribuita a Romolo.
- Tali Tribù conservarono intatte i loro usi e costumi nonchè il loro casato, come fecero i coniugi Carbone, provenienti da Rocca Papiria.
- Questa località era situata a circa due miglia a nord di Tusculum, l'attuale Frascati, importante e antico centro Etrusco, la di cui origine era collegata con la leggenda di Telegono figlio di Circe e di Ulisse, che ne sarebbe stato il mitico fondatore.
- Secondo il significato Etrusco la parola Tusculum significherebbe 'Colle Fosco' ed è certo che esso esisteva prima di Roma ed ivi risiedeva un Lucumone Etrusco.
- I Lucumoni erano dei Tutori Regi, ai quali era devoluto il compito di tutelare e amministrare la giustizia della Tribù.
- E' indiscutibilmente provato che i coniugi Carbone provengono da detto Circondario, tanto è vero che spesso sono citati come Tuscolani.
- E' pure provato che molti di loro vi tornarono ad abitare, ed un certo Carbone Lucio Papirio Masone vi costruì una villa per abitarvi.
- Quì di seguito i nomi dei Carbone, che in modo particolare, si sono messi in evidenza attraverso i secoli e cioè, da quando si ha notizia del primo Carbone, che considereremo come capostipide:
1 - Carbone Lucio, primo della Tribù Papiria, vissuto nel 700 a.c. proveniente da Rocca Papiria, giunse a Roma con tutta la propria gente e fu il loro primo Pater Famigliae.
TENEREZZA Perle preziose
d’iridescente e calda
tenerezza sgorgan
ad irrigar le bianche
gote di una mamma
che il suo bambin
osserva, al sen
legato, a suggere
della vita il nettare. Magica visione,lirica, bella e rilassante
da custodir gelosamente
ed incorniciare nelle
pagine
più belle
di nostra esistenza.
...del Maestro Rodolfo Danese
...siamo entrati nel mese di maggio
e questa volta toccherà festeggiare, nella prima decade, la Festa della Mamma 2022.
Come ormai è ben noto, questa ricorrenza non viene celebrata più in un
giorno fisso, ma bensì cambia di anno in anno; sino al 2000 la data
nella quale veniva festeggiata ogni madre, era l'8 maggio (giorno in cui si festeggia la mamma in molte nazioni nel mondo), ma negli ultimi quindici anni si è deciso
di dare la possibilità a tutte le persone di passare questa giornata in
famiglia spostando semplicemente il giorno festivo di domenica, precisamente la seconda di maggio.
Dunque segnatevi sul calendario 2022
l’8 maggio
come data per celebrare la festa della mamma.
Il prossimo anno sarà invece il 14 maggio.
Ma vi siete mai domandati però a quando risale la prima volta che venne
onorata la mamma? E soprattutto di chi fu questa bellissima idea, di
dedicare un giorno speciale alla nostra genitrice? Ora ve lo sveleremo
raccontandovi come, più di 50 anni fa, nacque questo giorno solenne.
La Festa della MAMMA
è una ricorrenza civile diffusa in tutto il mondo.
LA CAMERA ARDENTE
La salma del vescovo Michele sarà esposta nella giornata di sabato 05 maggio 2018 presso la Cappella Grande di Casa Sollievo della Sofferenza sino alle ore 12.00 – durante la mattinata ci saranno momenti di preghiera organizzati dai Cappellani e dalle Suore di Casa Sollievo della Sofferenza.
Sabato 05 maggio 2018 la salma del vescovo Michele sarà trasferita a Manfredonia ove sarà esposta nella chiesa Cattedrale dalle ore 16.00 fino al giorno 07 maggio 2018 alle ore 13.00. I FUNERALI
Alle ore 13.00 del 07 maggio 2018 il feretro verrà portato a San Giovanni Rotondo presso la Chiesa nuova di San Pio da Pietrelcina, ove alle ore 16.00 vi si celebreranno le esequie.
...l'Ultimo Saluto di Monsignor Castoro Michele
ai fedeli per la
Santa Pasqua 2018...
Il testamento spirituale di mons. Michele Castoro, testo integrale
“In
questo lunedì dell’Angelo,
illuminato dalla luce della Resurrezione,
avendo ancora vivide negli occhi e
soprattutto nel cuore, le parole e le
immagini della visita di Papa Francesco a
San Giovanni Rotondo il 17
Marzo 2018 e la
commovente lettera autografa che il Pontefice mi ha
scritto all’indomani
della sua venuta ripenso all’intero arco della mia
vita.
In particolare, al dono della vocazione sacerdotale
– che
quarant’anni fa ha trovato il suo compimento
nell’Ordinazione ricevuta
nella cattedrale di Altamura e desidero testimoniare ancora una volta
la
mia gioia di cristiano, di prete e di Vescovo.
“Rendo grazie al tuo
nome per la tua fedeltà e la tua misericordia” (Sal 137, 2).
L’insorgere
della malattia e l’avvicinarsi dell’anzianità mi mettono davanti
all’orizzonte della vita eterna, quella vita beata ed incessante che oso
sperare dalla misericordia di Dio, e che ho desiderato lungo tutto il
cammino dei miei giorni.
In tutto l’amore che ho ricevuto l’ho già
assaporata: ne ho intravisto la bellezza
nella mia famiglia di sangue,
nell’amore che i miei genitori hanno saputo dare a me,
alle mie sorelle e
ai miei fratelli, in uno stile semplice e laborioso,
che ci ha nutriti
ed incoraggiati, ispirandoci ogni giorno lungo le vie
delle nostre vite.
L’ho scorta soprattutto nella evangelicità della vita ecclesiale,
sgorgata per me dal battesimo che mi ha fatto rinascere e poi vivere
per
sempre in questa seconda famiglia, quella di fede, prima ad Altamura,
poi in seminario a Bari e a Roma, sotto la protezione della Madonna
della Fiducia,
e di nuovo ad Altamura nei primi anni di mi- nistero,
fino al lungo ed
entusiasmante servizio alla Santa Sede, vissuto per
vent’anni, dal 1985 al 2005.
Sono stati anni in cui ho imparato ad amare
e servire la Chiesa,
esprimendo così con tutto me stesso la gratitudine
per quello che in essa ho ricevuto:
la fede, la conoscenza del nome di”
Gesù, il vangelo, la grazia, la fraternità!
Che grande dono avere
vissuto in essa! Mai potrò riuscire a dire compiutamente
il mio grazie
al Signore per la luce della maternità ecclesiale.
Tutto ciò che ho
fatto nel mio ministero, tutto ciò che ho detto e realizzato,
tutto il
servizio che con la mia povera vita sono riuscito a portare avanti,
non è
stato che il modo per ringraziare Dio di quanto mi ha donato attraverso
la Chiesa.
Ho scelto di donare la mia vita perché potesse continuare a
crescere il mistero
che Sant’Alberto Magno descrive così:
“giorno per
giorno la Chiesa partorisce Cristo stesso nei cuori di chi ascolta per
mezzo della fede” (Commento all’Apocalisse 12,5).
La
Provvidenza, attraverso le sue vie misteriose, mi ha portato ad
essere
vicino al Papa san Giovanni Paolo II, che ho servito con lealtà ed
umiltà nella Congregazione per i Vescovi; mi ha condotto ad essere unito
in modo particolare al Collegio Cardinalizio, nel mio ufficio di
Archivista
e di Sostituto della Segreteria, conoscendo da vicino anche
colui che del Papa
santo sarebbe stato il successore sul soglio di
Pietro,
il grande ed umile Papa Benedetto XVI.
Quanta inaspettata grazia, quanti doni immeritati sono usciti dalla mano
del Signore per me.
Mai
avrei pensato che quel bambino di Altamura che voleva diventare prete
avrebbe
poi gioito di tanta straordinaria ecclesialità. Voglio esprimere
con sincerità a tutti
che sempre mi sono sentito piccolo mentre
percepivo di servire il cuore della Chiesa,
e che l’ho amata più di me
stesso. E quando attraverso di essa Dio
mi ha chiamato a diventare
Vescovo, di Oria prima ed ora di
Manfredonia-Vieste-San Giovanni
Rotondo,
ho accettato di prendere il mio bastone di pellegrino e
di
partire proprio per continuare a dire il mio grazie a Colei
che ho
sempre sentito madre e maestra. Oggi lo faccio illuminato ed
ispirato
dal magistero di Papa Francesco, maestro per me di evangelico ardore.
Tornato nella mia terra dopo aver vissuto tanti anni nella Città Eterna,
il Signore mi ha fatto gusta re quanto il volto della Chiesa sia bello
sempre,
e quando si rivela nei tratti di quello dei suoi grandi Pastori,
e quando esso riluce in quello dei suoi figli più piccoli.
La
stessa luce che brillava negli occhi dei Sommi Pontefici
l’ho ritrovata
nello sguardo dei bambini nelle parrocchie che ho visitato,
degli
ammalati che a san Giovanni Rotondo hanno trovato cura e
speranza, dei
tanti fratelli e sorelle che il ministero episcopale
mi fa incontrare,
ascoltare, accompagnare.
Sì, davvero la Chiesa è bella,
davvero in essa
assaporo già che cosa sarà la vita eterna, che chiedo
al Signore per me
malgrado i miei peccati e le mie mancanze.
Di
essi chiedo perdono, a Dio e a tutti coloro ai quali posso aver fatto
del male,
soprattutto con le mie omissioni, che mi hanno impedito di
compiere tutto il bene che invece avrei potuto e dovuto realizzare. Da
parte mia non voglio lasciare questa
vita terrena portando rancore a
nessuno, e davvero posso dire di non provarne per alcuno.
So bene che la
fragilità e la povertà della nostra condizione creaturale ci
porta nei
rapporti tra di noi a non essere sempre capaci di amore
e di rispetto,
so di essere rimasto anche io condizionato da questa limitatezza,
e
perciò chiedo a tutti il dono della misericordia fraterna, che
volentieri
da parte mia a tutti offro. Anche questa misericordia offerta
e ricevuta
tra fratelli esprime la bellezza della Chiesa, ne è forse la
parte migliore.
Continuo il mio
cammino in nomine Jesu, finché Egli vorrà, pronto a servire
i miei
fratelli sulla terra, ma anche a far fiorire questo servizio
in una lode
eterna al cospetto di Dio. Il Nome benedetto di Gesù
mi accompagna e mi
custodisce nei giorni del mio pellegrinaggio terreno, è stato
ed è ogni
giorno la mia ispirazione e la mia gioia nel servizio pastorale,
guidato dallo Spirito Santo. Lo stesso Nome di Gesù
vorrei che fosse il
motivo della mia lode nell’eternità del Paradiso,
che con il cuore
contrito ed umiliato invoco dal Padre,
per intercessione della beata
vergine Maria, madre della Chiesa,
Fonte: Castello d'Oria CASTELLO DI ORIA: UN CASTELLO DA RACCONTARE Iniziative ed eventi, ogni venerdì sera, dall' 8 luglio all&...
La Cripta di Crisante e Daria
Presentazione Storico/Culturale del Castello d'Oria
Bar Carone - La SCARPETTA
"Lu Picurieddu ti Pasca"
i Miei Pensieri...
Fotografare era la mia passione: mi consideravo soddisfatto solo quando riuscivo a far "parlare" la fotografia.
Dedicavo gran parte del mio tempo a realizzare scatti, sempre con l'intento di cogliere l'attimo negli eventi, nelle cose e nelle manifestazioni più varie della natura.
Amo la spontaneità e mi affido all'intuizione.
I risultati migliori infatti li ottenevo quando fotografo all'insaputa del soggetto, e la foto è pura espressività.
Infine, penso alla fotografia come ad un'arte che matura e si evolve attraverso la passione, l'impegno e a una continua ricerca.
La fotografia è anche, un dettaglio della Vita, poter rivivere con serenità i ricordi di un momento particolare.
In queste pagine sono lieto nel proporvi alcuni scatti fotografici dove la naturalezza della scena evidenzia particolari in grado di rendere bella una foto e addolcire la scena fotografata.
Non mi è stato possibile chiedere a tutte le persone, le cui foto sono presenti in questo sito, se gradivano o meno questo inserimento; qualora qualcuna si ritenga offesa o infastidita da ciò, non ha che da telefonarmi o inviarmi e-mail all'indirizzo sotto pagina indicato ed io provvederò a togliere la o le foto indicatemi !