08 maggio 2023

Festa della Mamma 14 maggio 2023


  TENEREZZA 
Perle preziose d’iridescente 
e calda tenerezza
 sgorgan ad irrigar le bianche gote
 di una mamma che il suo bambin osserva,
 al sen legato, a suggere della vita il nettare.
 Magica visione,lirica, 
bella e rilassante da custodir 
gelosamente ed incorniciare nelle pagine
 più belle di nostra esistenza. 
                    ...del Maestro Rodolfo Danese

 ...siamo entrati nel mese di maggio 
e questa volta toccherà festeggiare, nella prima decade,
 la Festa della Mamma 2022.

Come ormai è ben noto, questa ricorrenza non viene
 celebrata più in un giorno fisso, 
ma bensì cambia di anno in anno;
 sino al 2000 la data nella quale veniva festeggiata ogni madre, 
era l'8 maggio
 (giorno in cui si festeggia la mamma  in molte nazioni nel mondo),
 ma negli ultimi quindici anni si è deciso di dare la possibilità
 a tutte le persone di passare questa giornata in famiglia
 spostando semplicemente il giorno festivo di domenica,
 precisamente la seconda di maggio. 

Dunque segnatevi sul calendario 2022 
l’8 maggio 
come data per celebrare la festa della mamma
 
Il prossimo anno sarà invece il 14 maggio. 
 
 Ma vi siete mai domandati però a quando risale
 la prima volta che venne onorata la mamma? 
E soprattutto di chi fu questa bellissima idea, 
di dedicare un giorno speciale alla nostra genitrice?
 Ora ve lo sveleremo raccontandovi come, 
più di 50 anni fa, nacque questo giorno solenne.

La Festa della MAMMA
è una ricorrenza civile diffusa in tutto il mondo. 
In Italia cade la seconda domenica di maggio.
 
Costituisce una festa molto antica, 
legata al culto delle divinità dell
a fertilità degli antichi popoli politeisti
che veniva celebrato proprio nel periodo dell'anno in cui il passaggio 
della natura dal freddo e statico inverno 
al pieno dell'estate dei profumi e dei colori
(e della prosperità nelle antiche civiltà contadine)
era più evidente. 
Con l'andare del tempo questa festività dal tono religioso 
si è evoluta in una festa commerciale, talvolta anche in sagra.

Negli Stati Uniti nel maggio 1870, Julia Ward Howe
attivista pacifista e abolizionista (della schiavitù), 
propose di fatto l'istituzione del Mother's Day (Giornata della madre), 
come momento di riflessione contro la guerra
Fu ufficializzata nel 1914 dal presidente Woodrow Wilson 
con la delibera del Congresso di festeggiarla la seconda domenica di maggio, 
come espressione pubblica di amore e gratitudine 
per le madri e speranza per la pace
La festa si è diffusa in molti Paesi del mondo, 
In Italia fu celebrata per la prima volta nel 1957 
nel piccolo borgo di Tordibetto di cui era parroco
Migliosi la celebrò la seconda domenica di Maggio[1].

In molti Paesi la ricorrenza è stata imitata dalla civiltà occidentale
in Africa, ad esempio, alcuni Stati istituirono la festa della mamma 
ispirandosi al concetto britannico della stessa.

05 maggio 2023

5° Anniversario della Dipartita del Vescovo "Castoro Michele" Altamura, 14 gennaio 1952 – San Giovanni Rotondo 5 maggio 2018

Era il compito dello schiavo lavare i piedi al padrone. 
 
Gesù capovolge i ruoli del padrone e dello schiavo...
 



 Ordinato sacerdote nella Cattedrale di Altamura nel 1977,
 in seguito (dal 1996) capo ufficio presso la Santa Sede presso 
la Congregazione per i vescovi, quindi il 14 maggio 2005 
papa Benedetto XVI lo ha voluto vescovo di Oria (Brindisi)
 e il 15 luglio 2009 arcivescovo nell'attuale diocesi in cui rientra anche 
San Giovanni Rotondo.
 Nel 2009 ha chiuso l'ostensione straordinaria delle spoglie di 
San Pio da Pietrelcina (iniziata il 24 aprile 2008) 
dopo la ricognizione del corpo del santo; 
nel 2013 ha annunciato l'ostensione permanente del corpo
 di San Pio da Pietrelcina.
“È stato un pastore illuminato, 
dotato della virtù dell’ascolto, orientato alla concordia e alla conciliazione. 
Con spirito di fede e con l’animo aperto alla speranza 
ha saputo affrontare la malattia, edificando tutti per il coraggio e
 la cristiana rassegnazione con cui ha cercato,
 fino alla fine, di conciliare le limitazioni imposte dalle 
esigenze terapeutiche e dalla riduzione delle forze fisiche 
con gli impegni pastorali”.

LA CAMERA ARDENTE
La salma del vescovo Michele sarà esposta nella giornata di sabato 05 maggio 2018 presso la Cappella Grande di Casa Sollievo della Sofferenza sino alle ore 12.00 – durante la mattinata ci saranno momenti di preghiera organizzati dai Cappellani e dalle Suore di Casa Sollievo della Sofferenza.
Sabato 05 maggio 2018 la salma del vescovo Michele sarà trasferita a Manfredonia ove sarà esposta nella chiesa Cattedrale dalle ore 16.00 fino al giorno 07 maggio 2018 alle ore 13.00.
I FUNERALI
Alle ore 13.00 del 07 maggio 2018 il feretro verrà portato a San Giovanni Rotondo presso la Chiesa nuova di San Pio da Pietrelcina, ove alle ore 16.00 vi si celebreranno le esequie. 


...l'Ultimo Saluto di Monsignor Castoro Michele 
ai fedeli per la 
Santa Pasqua 2018...




Il testamento spirituale di mons. Michele Castoro, testo integrale

 
“In questo lunedì dell’Angelo,
 illuminato dalla luce della Resurrezione, avendo ancora vivide negli occhi e 
soprattutto nel cuore, le parole e le immagini della visita di Papa Francesco a 
San Giovanni Rotondo il 17 Marzo 2018 e la
 commovente lettera autografa che il Pontefice mi ha scritto all’indomani 
della sua venuta ripenso all’intero arco della mia vita. 
In particolare, al dono della vocazione sacerdotale 
– che quarant’anni fa ha trovato il suo compimento 
nell’Ordinazione ricevuta 
nella cattedrale di Altamura e desidero testimoniare ancora una volta 
la mia gioia di cristiano, di prete e di Vescovo.
 “Rendo grazie al tuo nome per la tua fedeltà e la tua misericordia” (Sal 137, 2).
 L’insorgere della malattia e l’avvicinarsi dell’anzianità mi mettono davanti 
 all’orizzonte della vita eterna, quella vita beata ed incessante che oso 
 sperare dalla misericordia di Dio, e che ho desiderato lungo tutto il cammino dei miei giorni.
 In tutto l’amore che ho ricevuto l’ho già assaporata: ne ho intravisto la bellezza
 nella mia famiglia di sangue, nell’amore che i miei genitori hanno saputo dare a me,
 alle mie sorelle e ai miei fratelli, in uno stile semplice e laborioso, 
che ci ha nutriti ed incoraggiati, ispirandoci ogni giorno lungo le vie 
delle nostre vite. 
L’ho scorta soprattutto nella evangelicità della vita ecclesiale, 
sgorgata per me dal battesimo che mi ha fatto rinascere e poi vivere
 per sempre in questa seconda famiglia, quella di fede, prima ad Altamura, 
poi in seminario a Bari e a Roma, sotto la protezione della Madonna della Fiducia, 
e di nuovo ad Altamura nei primi anni di mi- nistero, fino al lungo ed 
entusiasmante servizio alla Santa Sede, vissuto per vent’anni, dal 1985 al 2005.
 Sono stati anni in cui ho imparato ad amare e servire la Chiesa, 
esprimendo così con tutto me stesso la gratitudine per quello che in essa ho ricevuto:
 la fede, la conoscenza del nome di” Gesù, il vangelo, la grazia, la fraternità! 
Che grande dono avere vissuto in essa! Mai potrò riuscire a dire compiutamente
 il mio grazie al Signore per la luce della maternità ecclesiale.
 Tutto ciò che ho fatto nel mio ministero, tutto ciò che ho detto e realizzato,
 tutto il servizio che con la mia povera vita sono riuscito a portare avanti, 
non è stato che il modo per ringraziare Dio di quanto mi ha donato attraverso la Chiesa. 
Ho scelto di donare la mia vita perché potesse continuare a crescere il mistero
 che Sant’Alberto Magno descrive così: 
“giorno per giorno la Chiesa partorisce Cristo stesso nei cuori di chi ascolta per mezzo della fede” (Commento all’Apocalisse 12,5).

La Provvidenza, attraverso le sue vie misteriose, mi ha portato ad
 essere vicino al Papa san Giovanni Paolo II, che ho servito con lealtà ed
 umiltà nella Congregazione per i Vescovi; mi ha condotto ad essere unito
 in modo particolare al Collegio Cardinalizio, nel mio ufficio di Archivista
 e di Sostituto della Segreteria, conoscendo da vicino anche colui che del Papa 
santo sarebbe stato il successore sul soglio di Pietro, 
il grande ed umile Papa Benedetto XVI.

Quanta inaspettata grazia, quanti doni immeritati sono usciti dalla mano 
del Signore per me.
Mai avrei pensato che quel bambino di Altamura che voleva diventare prete avrebbe
 poi gioito di tanta straordinaria ecclesialità. Voglio esprimere con sincerità a tutti 
che sempre mi sono sentito piccolo mentre percepivo di servire il cuore della Chiesa, 
e che l’ho amata più di me stesso. E quando attraverso di essa Dio 
mi ha chiamato a diventare Vescovo, di Oria prima ed ora di 
Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, 
ho accettato di prendere il mio bastone di pellegrino e 
di partire proprio per continuare a dire il mio grazie a Colei 
che ho sempre sentito madre e maestra. Oggi lo faccio illuminato ed
 ispirato dal magistero di Papa Francesco, maestro per me di evangelico ardore. 
 Tornato nella mia terra dopo aver vissuto tanti anni nella Città Eterna,
 il Signore mi ha fatto gusta re quanto il volto della Chiesa sia bello sempre,
 e quando si rivela nei tratti di quello dei suoi grandi Pastori,
 e quando esso riluce in quello dei suoi figli più piccoli.

La stessa luce che brillava negli occhi dei Sommi Pontefici
 l’ho ritrovata nello sguardo dei bambini nelle parrocchie che ho visitato, 
degli ammalati che a san Giovanni Rotondo hanno trovato cura e
 speranza, dei tanti fratelli e sorelle che il ministero episcopale 
mi fa incontrare, ascoltare, accompagnare. 
Sì, davvero la Chiesa è bella,
 davvero in essa assaporo già che cosa sarà la vita eterna, che chiedo 
al Signore per me malgrado i miei peccati e le mie mancanze.

Di essi chiedo perdono, a Dio e a tutti coloro ai quali posso aver fatto del male, 
soprattutto con le mie omissioni, che mi hanno impedito di compiere tutto il bene che invece avrei potuto e dovuto realizzare. Da parte mia non voglio lasciare questa 
vita terrena portando rancore a nessuno, e davvero posso dire di non provarne per alcuno. 
So bene che la fragilità e la povertà della nostra condizione creaturale ci 
porta nei rapporti tra di noi a non essere sempre capaci di amore 
e di rispetto, so di essere rimasto anche io condizionato da questa limitatezza, 
e perciò chiedo a tutti il dono della misericordia fraterna, che volentieri 
da parte mia a tutti offro. Anche questa misericordia offerta e ricevuta
 tra fratelli esprime la bellezza della Chiesa, ne è forse la parte migliore.

Continuo il mio cammino in nomine Jesu, finché Egli vorrà, pronto a servire
 i miei fratelli sulla terra, ma anche a far fiorire questo servizio
 in una lode eterna al cospetto di Dio. Il Nome benedetto di Gesù 
mi accompagna e mi custodisce nei giorni del mio pellegrinaggio terreno, è stato 
ed è ogni giorno la mia ispirazione e la mia gioia nel servizio pastorale, 
guidato dallo Spirito Santo. Lo stesso Nome di Gesù 
vorrei che fosse il motivo della mia lode nell’eternità del Paradiso, 
che con il cuore contrito ed umiliato invoco dal Padre, 
per intercessione della beata vergine Maria, madre della Chiesa, 
e dei Santi Barsanofio, 
Michele arcangelo,
 Lorenzo Maiorano 
e Pio da Pietrelcina. Amen! 
Alleluja!”

Manfredonia, 2 aprile 2018
                                                                                            + Michele Castoro

27 aprile 2023

1° Maggio 2023




Origini del Primo maggio

Il 1° maggio nasce il 20 luglio 1889, a Parigi. 
A lanciare l'idea è il congresso della
Seconda Internazionale, 
riunito in quei giorni nella capitale francese:
"Una grande manifestazione sarà organizzata 

per una data stabilita, in modo che simultaneamente
 in tutti i paesi e in tutte le città,
 nello stesso giorno, 
i lavoratori chiederanno alle pubbliche autorità 
di ridurre per legge la giornata lavorativa
 a otto ore e di mandare ad effetto
 le altre risoluzioni del 
Congresso di Parigi".

Poi, quando si passa a decidere sulla data,
 la scelta cade sul 1 maggio.
 Una scelta simbolica: tre anni prima infatti,
 il 1 maggio 1886, 
una grande manifestazione operaia 
svoltasi a Chicago,
 era stata repressa nel sangue.
 
Man mano che ci si avvicina al 1 maggio 1890

 le organizzazioni dei lavoratori intensificano
 l'opera di sensibilizzazione sul significato di quell'appuntamento.
 
"Lavoratori - si legge in un volantino diffuso a

 Napoli il 20 aprile 1890 - 
ricordatevi il 1 maggio di far festa.

 In quel giorno gli operai di tutto il mondo, 
coscienti dei loro diritti,
 lasceranno il lavoro per provare ai padroni che,
 malgrado la distanza e la differenza di 
nazionalità, di razza e di linguaggio,
 i proletari sono tutti concordi nel voler
 migliorare la propria sorte e
 conquistare di fronte agli oziosi il posto
 che è dovuto a chi lavora.

 Viva la rivoluzione sociale! 

Viva l'Internazionale!".

Monta intanto un clima di tensione, 

alimentato da voci allarmistiche:
 la stampa conservatrice interpreta le
 paure della borghesia,
 consiglia a tutti di starsene tappati in casa,
 di fare provviste,
 perché non si sa quali gravi sconvolgimenti
 potranno accadere.
 
Da parte loro i governi, più o meno liberali o

 autoritari, allertano gli apparati repressivi.

In Italia il governo di Francesco Crispi

 usa la mano pesante,
 attuando drastiche misure di prevenzione e
 vietando qualsiasi manifestazione pubblica
 sia per la giornata del 1 maggio che per
 la domenica successiva,
 4 maggio.
 
In diverse località, per incoraggiare la

 partecipazione del maggior numero di lavoratori,
 si è infatti deciso di far slittare
 la manifestazione alla giornata festiva.
 
Del resto si tratta di una scommessa 

dall'esito quanto mai incerto:
 la mancanza di un unico centro coordinatore
 a livello nazionale 
- il Partito socialista e la Confederazione generale
 del lavoro sono di là da venire -
 rappresenta un grave handicap dal punto di vista organizzativo. 
Non si sa poi in che misura i lavoratori
 saranno disposti a scendere in piazza
 per rivendicare un obiettivo,
 quello delle otto ore,
 considerato prematuro da gran parte
 dei dirigenti del movimento
 operaio italiano o
 per testimoniare semplicemente 
una solidarietà internazionale di classe.
Proprio per questo la riuscita del 1 maggio 1890

 costituisce una felice sorpresa,
 un salto di qualità del movimento dei lavoratori,
che per la prima volta dà vita ad una 
mobilitazione su scala nazionale,
 per di più collegata ad un'iniziativa di
 carattere internazionale.
 
In numerosi centri, grandi e piccoli,

 si svolgono manifestazioni, 
che fanno registrare quasi ovunque
 una vasta partecipazione di lavoratori.

 Un episodio significativo accade a Voghera, 
dove gli operai, costretti a recarsi al lavoro,
 ci vanno vestiti a festa.

"La manifestazione del 1 maggio 

- commenta a caldo Antonio Labriola -
 ha in ogni caso superato di molto tutte
 le speranze riposte in essa 
da socialisti e da operai progrediti.
 Ancora pochi giorni innanzi,
 la opinione di molti socialisti,
 che operano con la parola e con lo scritto,
 era alquanto pessimista".
Anche negli altri paesi il 1 maggio ha un'ottima riuscita:
"Il proletariato d'Europa e d'America 

- afferma compiaciuto Fiedrich Engels -
 passa in rivista le sue forze mobilitate
 per la prima volta come un solo esercito.
 E lo spettacolo di questa giornata aprirà 
gli occhi ai capitalisti".
Visto il successo di quella che avrebbe 

dovuto essere una rappresentazione unica,
 viene deciso di replicarla per l'anno successivo. 
Il 1 maggio 1891 conferma

 la straordinaria presa di 
quell'appuntamento e induce la 
Seconda Internazionale 
a rendere permanente quella che,
 da lì in avanti, dovrà essere la 
"festa dei lavoratori di tutti i paesi".


Tra Ottocento e Novecento
Inizia così la tradizione del 1 maggio, un appuntamento al quale il movimento dei lavoratori si prepara con sempre minore improvvisazione e maggiore consapevolezza. L'obiettivo originario delle otto ore viene messo da parte e lascia il posto ad altre rivendicazioni politiche e sociali considerate più impellenti. La protesta per le condizioni di miseria delle masse lavoratrici anima le manifestazioni di fine Ottocento.

Il 1 maggio 1898 coincide con la fase più acuta dei "moti per il pane", che investono tutta Italia e hanno il loro tragico epilogo a Milano. Nei primi anni del Novecento il 1 maggio si caratterizza anche per la rivendicazione del suffraggio universale e poi per la protesta contro l'impresa libica e contro la partecipazione dell'Italia alla guerra mondiale.

Si discute intanto sul significato di questa ricorrenza: giorno di festa, di svago e di divertimento oppure di mobilitazione e di lotta ?

Un binomio, questo di festa e lotta, che accompagna la celebrazione del 1 maggio nella sua evoluzione più che secolare, dividendo i fautori dell'una e dell'altra caratterizzazione.

Qualcuno ha inteso conciliare gli opposti, definendola una "festa ribelle", ma nei fatti il 1 maggio è l'una e l'altra cosa insieme, a seconda delle circostanze più lotta o più festa.

Il 1 maggio 1919 i metallurgici e altre categorie di lavoratori possono festeggiare il conseguimento dell'obiettivo originario della ricorrenza: le otto ore.



Il ventennio fascista
Nel volgere di due anni però la situazione muta radicalmente: Mussolini arriva al potere e proibisce la celebrazione del 1 maggio.

Durante il fascismo la festa del lavoro viene spostata al 21 aprile, giorno del cosiddetto Natale di Roma; così snaturata, essa non dice più niente ai lavoratori, mentre il 1 maggio assume una connotazione quanto mai "sovversiva", divenendo occasione per esprimere in forme diverse - dal garofano rosso all'occhiello alle scritte sui muri, dalla diffusione di volantini alle bevute in osteria - l'opposizione al regime.

 
Dal dopoguerra a oggi
All'indomani della Liberazione, il 1 maggio 1945, partigiani e lavoratori, anziani militanti e giovani che non hanno memoria della festa del lavoro, si ritrovano insieme nelle piazze d'Italia in un clima di entusiasmo. 

Appena due anni dopo il 1 maggio è segnato dalla strage di Portella della Ginestra, dove gli uomini del bandito Giuliano fanno fuoco contro i lavoratori che assistono al comizio. 

Nel 1948 le piazze diventano lo scenario della profonda spaccatura che, di lì a poco, porterà alla scissione sindacale. Bisognerà attendere il 1970 per vedere di nuovo i lavoratori di ogni tendenza politica celebrare uniti la loro festa.

Le trasformazioni sociali, il mutamento delle abitudini ed anche il fatto che al movimento dei lavoratori si offrono altre occasioni per far sentire la propria presenza, hanno portato al progressivo abbandono delle tradizionali forme di celebrazione del 1 maggio. 

Oggi un'unica grande manifestazione unitaria esaurisce il momento politico, mentre il concerto rock che da qualche anno Cgil, Cisl e Uil organizzano per i giovani sembra aderire perfettamente allo spirito del 1 maggio, come lo aveva colto nel lontano 1903 Ettore Ciccotti: 
"Un giorno di riposo diventa naturalmente un giorno di festa, l'interruzione volontaria del lavoro cerca la sua corrispondenza in una festa de'sensi; e un'accolta di gente, chiamata ad acquistare la coscienza delle proprie forze, a gioire delle prospettive dell'avvenire, naturalmente è portata a quell'esuberanza di sentimento e a quel bisogno di gioire, che è causa ed effetto al tempo stesso di una festa".



fonte: Cgil di Roma e del Lazio - Archivio Storico  "Manuela Mezzelani"

21 aprile 2023

25 aprile "La Festa della Liberazione"




L'anniversario della liberazione d'Italia, ricorrenza conosciuta anche come festa della Liberazione o semplicemente 25 aprile, è una festa nazionale della Repubblica Italiana che ricorre il 25 aprile di ogni anno e che celebra la liberazione dell'Italia dall'occupazione nazista e dal regime fascista.

È un giorno fondamentale per la storia d'Italia e assume un particolare significato politico e militare, in quanto simbolo della vittoriosa lotta di resistenza militare e politica attuata dalle forze armate alleate, dall'Esercito Cobelligerante Italiano ed anche dalle forze partigiane durante la seconda guerra mondiale a partire dall'8 settembre 1943.

  Il 25 aprile si celebra
l’anniversario della liberazione d’Italia 
dalla occupazione dall’esercito tedesco e dal
 governo fascista
  avuta luogo nel 1945. 
E' quindi doveroso dedicare una pagina
 a questa ricorrenza perché ha segnato
 una svolta importante per il nostro paese.

Dopo la liberazione d’Italia dai 
nazifascisti 
 i gruppi politici della Resistenza 
hanno ricostruito il nuovo stato italiano.
 Un nuovo stato basato sulla democrazia 
e sul rispetto delle libertà.
 Questa era l’idea in origine dello  
Stato italiano.

Ogni anno in svariate 
città italiane 
vengono organizzati cortei e manifestazioni
 per festeggiare e ricordare la  
festa della liberazione.  
Torino e Milano furono liberate il
 25 aprile del 1945:
 questa data è stata assunta quale giornata 
simbolica della liberazione dell'Italia intera 
dal regime fascista e, 
denominata appunto
 Festa della Liberazione 
che viene commemorata ogni anno
 in tutte le città d'Italia.


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"Lu Picurieddu ti Pasca"

i Miei Pensieri...

Fotografare era la mia passione: mi consideravo soddisfatto solo quando riuscivo a far "parlare" la fotografia.

Dedicavo gran parte del mio tempo a realizzare scatti, sempre con l'intento di cogliere l'attimo negli eventi, nelle cose e nelle manifestazioni più varie della natura.

Amo la spontaneità e mi affido all'intuizione.

I risultati migliori infatti li ottenevo quando fotografo all'insaputa del soggetto, e la foto è pura espressività.

Infine, penso alla fotografia come ad un'arte che matura e si evolve attraverso la passione, l'impegno e a una continua ricerca.

La fotografia è anche, un dettaglio della Vita, poter rivivere con serenità i ricordi di un momento particolare.

In queste pagine sono lieto nel proporvi alcuni scatti fotografici dove la naturalezza della scena evidenzia particolari in grado di rendere bella una foto e addolcire la scena fotografata.


Non mi è stato possibile chiedere a tutte le persone, le cui foto sono presenti in questo sito, se gradivano o meno questo inserimento; qualora qualcuna si ritenga offesa o infastidita da ciò, non ha che da telefonarmi o inviarmi e-mail all'indirizzo sotto pagina indicato ed io provvederò a togliere la o le foto indicatemi !

Ricordo a tutti, in ogni caso,

'che questo sito non è a fine di lucro'

ma soltanto una grande soddisfazione personale.

-.-