Pare che le origini delle celebrazioni del
Papà
trovino un antecedente addirittura ai tempi dei babilonesi,
4000 anni fa, tempo a cui risale una argilla su cui un ragazzo
di nome Elmesu
ha scritto un messaggio di auguri e buona salute al padre.
L’usanza di dedicare un giorno alla
Festa del Papà
come la celebriamo oggi viene comunque dagli Stati Uniti,
e fu celebrata in tempi abbastanza recenti,
per la prima volta nei primi anni del ’900.
Nei paesi anglosassoni questa festa non ha un legame
con alcun santo e si svolge la terza domenica di Giugno.
Il simbolo di questa festa sono le rose:
rosse se il genitore è ancora in vita e bianche in caso opposto.
In Italia la Festa del Papà si celebra il
19 marzo sin dal 1968.
E’ il giorno in cui si festeggia anche
San Giuseppe,
il protettore dei falegnami, dei poveri e dei derelitti.
Giuseppe è anche il nome più diffuso in Italia con numerose
feste patronali a lui dedicate,
quindi si tratta di un santo molto sentito e festeggiato.
Giuseppe, sposo della Vergine Maria e padre di Gesù bambino,
viene presentato dalla religione cattolica
come il padre generoso per eccellenza,
premuroso e corretto.
La festa coincide tra l’altro con l’inizio della primavera
(21 marzo)
quindi la fine della stagione fredda e l’inizio del periodo più fertile.
Questa occasione fa si che molte tradizioni pagane,
come i riti di purificazione agraria tramite pire di fuoco,
vengano assorbite da questa festività cristianizzata.
Altro tema cristiano è dato dal fatto che quando
Giuseppe e Maria giovani sposi vagavano transfughi
in paese straniero alla ricerca di un posto
per poter far nascere il bambino era stata loro rifiutata ospitalità.
I valori dell’ospitalità e dell’accoglienza,
sacri per la religione cattolica,
vengono ricordati ancora oggi con l’allestimento di
banchetti aperti ai bisognosi ed ai poveri in molte località in Italia.
In questa occasione in Sicilia ancora oggi
vi sono banchetti in cui un sacerdote benedice la tavola
ed i poveri sono serviti dal padrone di casa.
La tradizione vuole che, specie un tempo,
il banchetto venisse allestito in chiesa e,
mentre un sacerdote predicava per nove volte
tante quante erano le portate,
altri due sacerdoti servissero i poveri banchettanti.
In principio la festa del papà era festa nazionale,
successivamente è stata abrogata anche se continua ad essere
un’occasione per le famiglie, e soprattuto per i bambini,
di festeggiare i loro padri con regali e pensieri di riconoscenza.
La festa del 19 marzo è caratterizzata inoltre
da tradizioni che si ritrovano un po’ in tutte le regioni d’Italia
dove più dove meno:
i falò e dolciumi.
A proposito dei dolciumi tradizionali legati a questa festa
vi è un denominatore comune:
il friggere porzioni di pasta nel grasso come lo strutto o l’olio,
proprio come i dolci del periodo di carnevale.
Si tenga conto che si tratta di una celebrazione che nasce
nel mezzo del digiuno quaresimale
ed è l’unica ricorrenza per la quale è lecito,
sin dal Medioevo,
interrompere momentaneamente tale periodo
di rinunce alimentari che dura sino al periodo pasquale.
Il 19 marzo tutti i papà
sono festeggiati e ricevono regali
o pensierini da parte dei figli.
Questa festa diviene un’occasione per esprimere
affetto e stima nei confronti del proprio genitore.
Sono soprattutto le zeppole
il piatto tipico della
Festa del Papà.
Si tratta di frittelle con crema e la ricetta
può variare alcuni dettagli da zona a zona.
Le zeppole di San Giuseppe tra storia e tradizione
Nell’antica Roma il 17 marzo si celebravano le
“Liberalia”,
feste in onore delle divinità del vino e del grano.
Per omaggiare Bacco e Sileno,
precettore e compagno di gozzoviglie del dio,
il vino scorreva a fiumi:
per ingraziarsi le divinità del grano
si friggevano delle frittelle di frumento.
Per San Giuseppe, che ricorre solo due giorni dopo
(19 marzo),
la fanno da protagoniste le discendenti di quelle storiche frittelle:
le zeppole di San Giuseppe
Il 19 Marzo,
si racconta che i friggitori napoletani si esibivano
pubblicamente nell’arte del friggere le Zeppole
davanti alla propria bottega,
disponendovi tutto l’armamentario necessario.
Come la maggioranza dei dolci napoletani anche questo
dolce ha origine conventuale,
forse nel convento di San Gregorio Armeno,
ma c’è anche chi ne attribuisce “l’invenzione”
alle monache della Croce di Lucca,
o a quelle dello Splendore,
le famose monache ad ogni festività inventavano un dolce diverso.
Moltissimi dolci napoletani sono costruiti su un
“contrasto” di sapori,
la qual cosa si esprime al massimo nella preparazione dei
“Rustici Napoletani”
che altri non sono che una deliziosa imbottitura salata
a base di ricotta e salumi vari racchiusi in una sfoglia dolce.
Anche le zeppole ricetta originale non si sottraggono a questa regola,
poiche’, non son altro che una pasta bignè fritta
dal gusto neutro che fa da “scatola” ad una crema dolcissima,
su cui si poggia una nota aspra di una ciliegia sotto spirito o amarena,
di quelle che un tempo venivano “cotte al sole”
La prima ricetta pero’ la ritroviamo nel trattato di cucina di
Ippolito Cavalcanti
celebre gastronomo napoletano ed e’ del 1837.
Inoltre il 19 marzo si e’ sempre celebrata la fine dell’inverno
(la primavera è ormai nell’aria):
durante i cosiddetti “riti di purificazione agraria”
vengono accesi in molti paesi del meridione dei grandi falò,
e preparate grosse quantità di frittelle.