All’alba della vigilia di Natale la Madonna tuzza
All’alba della vigilia di Natale – anzi,
quando ancora il sole nemmeno ha lasciato l’antro della notte
ogni anno si ripete un suggestivo quanto antico rito
nella Basilica Cattedrale di Oria;
il rito ricorda il vagare della Vergine Maria alla faticosa ricerca di un posto
in cui dare alla luce Gesù e i numerosi rifiuti di ospitalità.
L’effige della Vergine, in attesa sul sagrato, alle 6.00 “bussa”
al portone principale della Cattedrale oritana che
– spalancandosi –
viene accolta nell’imponente edificio sacro da
centinaia di fedeli sulle dolcissime note della “Pastorale”,
marcia sinfonica del XVIII secolo il cui autore resta ignoto
colonna sonora della festività natalizie oritane;
una volta che la Vergine è entrata nella Cattedrale,
viene celebrata la santa Messa.
Il rito viene fatto risalire al XVIII secolo e
ha i connotati della “spettacolarizzazione” caratteristica
di quel periodo in cui riti e celebrazioni
– un po’ come i “misteri” medievali –
proponevano scene dei momenti della salvezza o
della vita di Gesù, della Madonna e dei santi
con funzione didascalica e pedagogica.
Una lapide presente in una cappella gentilizia del
cimitero monumentale di Oria attribuisce un ruolo importante
nella definizione di questo rito natalizio al canonico
Vincenzo Marsella,
sacerdote membro del Capitolo della Cattedrale oritana.
L’effige protagonista del rito è quella della Madonna del Carmine,
titolare dell’Arciconfraternita della Morte i cui
membri inoltre la recano in spalla per tale occasione.
Prof. Pierdamiano M. Mazza
Presidente de Il Pozzo e l'Arancio
Foto di Luca Carbone edizione 2008